C’è una delibera di Agcom (Autorità garante delle telecomunicazioni) che concede a Tim la possibilità di smantellare la stragrande maggioranza delle cabine telefoniche presenti sul territorio nazionale. Ed è così che anche ad Arezzo e provincia le Ptp (postazioni telefoniche pubbliche) in via di demolizione sono state contrassegnate dal gestore telefonico con un adesivo che lascia ben poche speranze. Secondo la delibera Agcom, il gestore nazionale dovrà mantenere in vita solo le cabine telefoniche presenti in zone dove è assente la copertura mobile e quelle che si trovano negli ospedali e nelle caserme, un taglio che supera il 90% dei Ptp a livello nazionale.
Un tempo queste postazioni erano essenziali per comunicare, per telefonare si potevano utilizzare i gettoni o le monete da 200 lire, poi arrivarono le tessere magnetiche e quindi, con la scomparsa dei gettoni e l’arrivo degli euro, anche la conversione al nuovo conio. Adesso la storia di questi mezzi di comunicazione di massa (si tratta di oltre 100 mila postazioni in tutta Italia) è ai titoli di coda.
Simbolo di un’epoca dal grande potere evocativo, le cabine del telefono sono state al centro di numerosi film e in particolare di gialli e polizieschi. Chi non voleva essere rintracciato telefonava da qui, lo facevano anche le nuove brigate rosse che però (grazie ad indagini uniche per caratteristiche degli approfondimenti tecnici) vennero individuate e smantellate dopo l’omicidio di Emanuele Petri, grazie proprio alle tessere telefoniche ritrovate a Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce. Dalle tessere telefoniche che gli vennero sequestrate dopo l’omicidio del poliziotto a Castiglion Fiorentino (per la prima volta, nemmeno Telecom sapeva si potesse fare), vennero rintracciate tutte le telefonate fatte con quelle tessere e quindi individuata la rete di insospettabili fiancheggiatori dei terroristi. Ma questa è un’altra storia e nel frattempo addio amata cabina.
Massimo Pucci