La Federazione Aretina dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Decorati al Valor Militare con il patrocinio e la collaborazione dell’Amministrazione Provinciale di Arezzo e del Comune di Foiano della Chiana ha ricordato sabato 9 settembre presso il cimitero di Pozzo della Chiana l’eroe Ten. GIUSEPPE RIMBOTTI decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare,combattente per la libertà. Alla cerimonia commemorativa saranno presenti le Autorità Civili e Militari, le associazioni combattentistiche e d’arma ed i familiari del Ten. Rimbotti la cui famiglia ha origini proprio a Pozzo della Chiana.
Giuseppe Rimbotti nasce a Milano nel 1915 da nobile famiglia Toscana, la giovinezza è trascorsa fra scuola ed oratorio, si interessa di arte per tutta la vita, frequenta l’Università Cattolica ed avrà come insegnante Padre Agostino Gemelli, successivamente iscritto nell’albo dei giornalisti sarà impegnato in importanti collaborazioni giornalistiche e di pubblicista, avrà una brillante carriera nell’ambito chimico –farmaceutico. Muore a Pozzo della Chiana nel 2000.
Rimbotti fu ammesso nel novembre del 1936 al corso per allievi ufficiali di complemento presso il 52° reggimento fanteria Cacciatori delle Alpi e, nel giugno del 1937, venne nominato aspirante. Assegnato al 77° reparto fanteria Lupi di Toscana, nell’ottobre successivo fu promosso sottotenente e nel febbraio 1938, terminato il servizio obbligatorio, ottenne il congedo. Richiamato nuovamente nel gennaio del 1942, fu promosso tenente in ottobre e assegnato all’81° reggimento fanteria Torino. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Rimbotti decise di resistere e fedele al giuramento verso il tricolore non consegnò le armi ai tedeschi ed inizio a combattere per la libertà.
Al Ten Giuseppe Rimbotti fu concessa la Medaglia d’Oro al VM con la motivazione
<< Improvvisamente affrontato, mentre isolato cercava di raggiungere il proprio reparto impegnato in combattimento, da numerosi tedeschi che intendevano disarmarlo, ne abbatteva due a colpi di pistola. Ferito, non desisteva dal suo atteggiamento e ne abbatteva un altro. Disarmato da un colpo di fucile che gli strappava l’arma di mano veniva catturato, ferito in più parti del corpo. Condannato a morte con giudizio sommario, all’offerta dell’avversario di aver salva la vita, a condizione che si recasse dal proprio comandante di battaglione a consigliargli la resa, fermamente rifiutava, pur sapendo di mettere in tal modo a repentaglio la propria esistenza. Liberato in seguito alla resa delle truppe tedesche, partecipava con valore alla guerra di liberazione. Bell’esempio di fermezza, di sprezzo della vita e di onore militare. Passo del Prevallo (Trieste), 9 settembre 1943.>>