La Rete dei santuari di animali liberi ne chiede l’affido insieme alla mamma e a tutta la famiglia di pecore perché possano vivere per sempre liberi in un rifugio
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«È stato un evento unico, una bella sorpresa, siamo rimasti tutti emozionati e ciò ha reso ancor più magica l’atmosfera del nostro presepe vivente. Lo abbiamo visto come un segno del destino, come a dimostrare che nella nostra rappresentazione è tutto reale. È stato un dono della natura, ora stiamo pensando di adottare questo animalino».
Così il presidente della Proloco di Gricignano, località alle porte di Sansepolcro (Ar), promotrice della sacra rappresentazione, aveva commentato la nascita di un agnellino proprio al momento dell’inaugurazione dell’evento, il giorno dopo Natale, nascita seguita anche dal sindaco Fabrizio Innocenti.
Per esaudire il desiderio della Proloco e del suo presidente Bruno Bellucci, intenzionati ad adottare l’agnellino, interviene la Rete dei santuari di animali liberi in Italia. «Siamo disponibili a prendere in affido il cucciolo con la sua mamma, insieme alle altre pecore presenti nel presepe – dichiara la presidente, Sara d’Angelo – . La storia di questa nascita, avvenuta proprio davanti alla grotta della Natività, ha commosso tante persone che ci hanno chiesto di intervenire e non può che avere un lieto fine: l’agnellino, la sua mamma e tutta la famiglia delle pecore potranno vivere liberi per sempre in un rifugio per animali. Speriamo di ricevere presto una risposta positiva, come tanti cittadini ci stanno chiedendo. In occasione di questa nascita, vorremmo poter accogliere nei nostri rifugi anche gli altri animali presenti nel presepe di Gricignano, quindi anche il bue e l’asino, le capre, le oche, i conigli e tutti gli altri: una decisione che rappresenterebbe davvero uno straordinario inno alla vita nella festa della Natività».
I primi santuari in Italia sono nati alla fine degli anni novanta. La Rete dei santuari di animali liberi, costituita nel 2012, ne riunisce una ventina, molti dei quali in Toscana, che ospitano più di 2000 animali salvati dallo sfruttamento dell’industria della carne, ma anche del divertimento e della sperimentazione animale. Ogni anno la Rete si occupa di portare in salvo altre centinaia di animali, ai quali vengono trovate sistemazioni per la vita. «Molti degli animali accolti – conclude Sara d’Angelo – sono proprio pecore e capre, ingravidate e sfruttate per il latte e il formaggio e i cui figli, agnelli e capretti, soprattutto se maschi e quindi scarti di questa produzione, finiscono sulle nostre tavole in particolare durante le feste natalizie e pasquali».