I Carabinieri della Stazione di Pieve Santo Stefano, in collaborazione con il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Arezzo, hanno eseguito a sorpresa un controllo congiunto in un magazzino della periferia di quel centro, gestito da imprenditori di origine straniera e dedito alla lavorazione delle stoffe destinate a capi d’abbigliamento.
Ad insospettire gli uomini in uniforme, durante il servizio di pattuglia, sono state le luci accese fino a notte fonda, così è stato, dapprima un’attività di monitoraggio ed in seguito organizzato una verifica ad hoc.
Al momento dell’irruzione molte le irregolarità riscontrate dai militari dell’Arma, alcune delle quali anche piuttosto gravi, tra cui l’omessa sorveglianza sanitaria sui lavoratori, non aver informato i lavoratori in materia di sicurezza aziendale e non aver formato gli stessi in materia di salute e sicurezza. Tra queste, quella più grave e che ha destati maggiori preoccupazioni, un fenomeno ben noto ed ormai dilagante nello specifico settore, nonché penalmente rilevante è risultato il cosiddetto “lavoro nero”.
Infatti, due operaie, sono state trovate ad espletare attività lavorativa senza essere in possesso nemmeno del permesso di soggiorno, che le consentisse la permanenza sul territorio italiano e, quindi, impiegate in totale assenza di un regolare contratto che tutelasse i loro diritti in qualità di lavoratori. Un’odiosa forma di sfruttamento che, peraltro, comporta anche la grave evasione fiscale in danno dello Stato.
Le due donne erano altresì, in quel momento, prive di documenti di identità personale di origine, idonei a permettere un’eventuale identificazione certa e l’avvio per una valutazione sulla regolarizzazione della loro permanenza nel territorio nazionale. Con ciò i Carabinieri hanno, quindi, disposto l’immediata sospensione di tutte le attività di produzione, elevando sanzioni amministrative a carico dei titolari per quasi 40.000 €, nonché l’obbligo di presentazione in Questura per verificare la posizione delle operaie in Italia.