È di questi giorni la notizia che la Regione Toscana promuoverà un nuovo studio sugli effetti del 5G: un’analisi per capire se ci sia un legame tra i tumori accusati dalla popolazione e i campi elettromagnetici.
L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (Arpat) e l’Agenzia Regionale di Sanità (Ars) avranno il compito di verificare se esiste o meno un legame tra il crescente aumento di tumori nella popolazione, soprattutto infantile, e i campi elettromagnetici generati dalle “stazioni radiobase”.
Sei le città toscane che diventeranno “sorvegliate speciali”, tra queste anche Arezzo insieme a Pisa, Livorno, Lucca, Firenze e Prato.
Attraverso lo studio, che per adesso avrà una durata di due anni, Arpat misurerà l’esposizione all’inquinamento da banda larga super veloce, mentre Ars traccerà un’indagine epidemiologica in grado di verificare eventuali correlazioni con tumori alla testa, al sistema nervoso, leucemie, linfomi e aborti spontanei.
La cifra stanziata per questo nuovo studio ammonta a 222.720 euro. Una ricerca che ha sollevato non poche polemiche dal mondo scientifico: Scienziati come Ranieri Bizzarri a Roberto Burioni hanno espresso dubbi sull’utilità di spendere denaro pubblico per avere risposte già conosciute.
Già nel 2013 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro aveva definito i campi elettromagnetici a radiofrequenze come possibili cause di tumori
della testa.