Vigili del Fuoco, PFAS e schiume antincendio: un esposto scuote 36 Procure italiane

Siamo rimasti molto colpiti dalla grande fierezza e pacata determinazione con cui i familiari dei tre vigili del fuoco (VVF) del comando di Arezzo, deceduti tutti in un arco temporale inferiore a due anni per glioblastoma (un tumore maligno del cervello che non lascia scampo), stanno portando avanti la loro battaglia, con la quale rivendicano per i loro cari, che amavano questo lavoro, il diritto di sapere se la loro morte potesse essere in qualche modo collegata ad esposizione a PFAS.
Ovvero se nel corso e/o in certi momenti della loro vita lavorativa potessero essere venuti in contatto con schiume antincendio o altri materiali contenenti PFAS, come ad esempio certi capi di vestiario protettivi che erano in dotazione ai VVF (tute, scarpe, guanti ecc.) per renderli anti-fiamma e più resistenti all’acqua e ai grassi.

E’ in base a queste ipotesi che i parenti dei VVFF si sono attivati per richiedere agli organismi competenti l’avvio di una causa di servizio, ed hanno inoltrato al Ministero una domanda per un’indagine epidemiologica in tutta Italia.

La mobilitazione delle Associazioni e la collaborazione con il Sindacato. Venuti a conoscenza della notizia sopracitata, ADiC Toscana, Movimento Consumatori, ISDE ItaliaAssociazione Medici per l’Ambiente e Medicina Democratica, associazioni già impegnate da tempo sul grave problema dei PFAS, hanno acquisito ulteriore documentazione attraverso il Sindacato
autonomo dei Vigili del Fuoco (Il più grande sindacato di categoria dei VVFF in Italia).

La lettera del sindacato

“Nella lettera del 6/03/2024 il sindacato chiedeva a tutte le istituzioni nazionali competenti, di avviare con urgenza accertamenti sanitari e monitoraggi a tutela del personale paventando contaminazione da PFAS. I VVFF oltre ad esercitare attività di soccorso tecnico pubblico urgente legata alla loro funzione, effettuano obbligatoriamente e a carenza periodica delle esercitazioni nei
suddetti presidi antincendio aeroportuali e nelle sedi dei Nuclei Elicotteri (che complessivamente in Italia sono ben trentasei) e tra queste esercitazioni figurano anche simulazioni di spegnimento
incendi con utilizzo di schiumogeni.

In data 22/03/2024, il Ministero dell’Interno ha inviato una Circolare a tutti i Comandi Antincendio dei VVFF sedi di Aeroporto e alla Scuola di Formazione operativa dei VVF Montelibretti. E’ da questa lettera che si è preso atto – proseguono i presidenti delle associazioni – che questi presidi antincendio potevano avere in dotazione anche schiumogeni filmanti denominati AFFF contenenti
sostanze fluorurate (PFOA), ed è sempre con la stessa lettera che il Direttore Centrale forniva istruzioni ai Comandi dei VVFF su come sostituirli “nei tempi tecnicamente necessari” e li invitava
ad indicare i quantitativi di AFFF in proprio possesso.

Il rischio ambientale

Vista l’obbligatorietà delle esercitazioni antincendio reiterate nel tempo, in luoghi prestabiliti (realizzate nei 36 presidi aeroportuali ed eli superfici), abbiamo il timore che queste schiume AFFF,
abbiano prodotto un inquinamento da PFOA (acido perfluoroottonico) e/o dei suoi sali e dei composti correlati, ancor prima dell’emissione della “Circolare del Ministero dell’Interno – Dip VVF
n 26540 del 26 agosto 2019 – Prime linee direttive finalizzate al miglioramento dell’attività di spegnimento degli incendi ” e del Regolamento delegato EU 2020/784 che modifica l’allegato I del Regolamento (UE) 2019/102, aggiornando gli allegati alla normativa POPS sugli inquinanti organici persistenti.

I timori delle associazioni per la possibile presenza di PFOA nelle aree di esercitazione.
Poiché il PFOA e i suoi Sali o derivati (sostanze che appartengono al Gruppo dei PFAS) hanno una grande stabilità chimica e quindi potrebbero essere ancora presenti, anche a distanza di anni nei piazzali, negli scarichi delle condutture, fino ad arrivare ai depuratori, nei prati degli eliporti e da questi migrare nell’aria e nelle acque, visto che queste sostanze sono anche molto mobili. Pertanto potrebbero aver costituito non solo un danno per la salute dei VVFF (che presumibilmente
sono i più esposti) ma anche per la CITTADINANZA, soprattutto quella in prossimità delle aree suddette o comunque dove avvenivano le esercitazioni.

Si ricorda che i PFAS sono un ampio gruppo di oltre 10 mila molecole di sintesi, non presenti in natura e prodotte solo dalle attività umane, utilizzate in numerosi processi industriali e per la realizzazione di diversi prodotti di uso comune. Sono definiti “inquinanti eterni” per la loro
stabilità chimica (si accumulano nell’ambiente anche per 1000 anni), possono percorrere lunghe distanze nell’ambiente (es. attraverso l’aria, l’acqua, la polvere…), entrare nella catena alimentare e persistere anche nell’organismo umano.

Inviato Esposto a 36 Procure

“E’ per questo motivo – dichiarano i rappresentanti legali Clara Gonnelli di ADiC Toscana APS, Alessandro Mostaccio di Movimento Consumatori APS, di ISDE Roberto Romizi e di Medicina Democratica Marco Caldiroli – che in data 18 marzo 2025, abbiamo depositato un esposto alla
Procura di Arezzo mettendo in evidenza le nostre preoccupazioni e il 28 marzo scorso in considerazione del fatto che il problema poteva rappresentare anche tutti i presidi antincendio. Queste alcune delle richieste:

A) Verificare la presenza dell’esposizione a PFAS dei cittadini nelle aree prospicenti ai 36 presidi antincendio.

B) che le Istituzioni competenti si
attivino con misure adeguate, nel caso in cui le indagini
analitiche rilevassero la presenza di PFAS nelle matrici ambientali, oppure nei liquidi organici dei Vigili del Fuoco in servizio ad Arezzo.

C) Condurre un’analisi di cluster al fine di interpretare correttamente la concomitanza dei tre
casi di morte per glioblastoma nella caserma dei VVF di Arezzo e se questi possano essere riconducibili all’eventuale esposizione a PFAS o ad altre fonti di cancerogeni nell’ambiente di lavoro.

D) Di verificare se dopo l’entrata in vigore del Regolamento delegato EU 2020/784 del 8 aprile 2020, si sono continuati ad utilizzare schiumogeni filmanti contenenti PFOA nelle aree aeroportuali e/o eliportuali o in altre aree aperte