Dopo due rinvii, due date ipotetiche e una terza vagamente mugugnata, un annullamento definitivo arrivato nei torridi giorni di Ferragosto e un numero imprecisato di riunioni più o meno proficue, il rione Porta Romana prende atto di dover segnare un altro trattino nero, scheletrico ma eloquente, sull’albo d’oro del Palio dei rioni castiglionesi. Sarà banale scriverlo, o forse no?, ma il secondo annullamento consecutivo causa Covid ha lasciato l’amaro in bocca alla Lupa. Acido e sgradevole. Non faremo adesso la parte di quelli del “noi l’avevamo detto”, magari alla luce di quanto abbiamo assistito con schietta ammirazione e un pizzico di sana invidia alla Giostra del Saracino di Arezzo o al Bravio di Montepulciano; non faremo i fenomeni del senno di poi. Porta Romana non avrebbe mai corso il Palio “a tutti i costi” e ha sempre ignorato, ritenendole del tutto fuori luogo, le dicerie di un Palio a porte chiuse o un Palio privo di momenti di aggregazione. Il Palio è una meravigliosa e struggente festa di popolo, e tale dovrà restare.
Ma, forse spinti dalle riflessioni di lunghi mesi di inerzia operativa, in San Lazzo ritenevamo che nel caos delle infinite implicazioni negative della pandemia ci doveva pur essere uno spiraglio di luce ove poter proteggere davvero i nostri riti e la nostra identità. La nostra vita. Vita sociale, ma comunque vita. Al di là della questione economica; della burocrazia abulica; delle responsabilità civili in ballo – indubbiamente onerose (e con questo si tiene a specificare che non faremo neanche la parte di chi pretende di semplificare o peggio ancora aggirare le regole). Al di là di tutto, c’è il Palio. Ché fermarsi il primo anno, quando non eravamo pronti, nessuno era pronto, e quando era doveroso scendere da cavallo per il “piedi a terra” e guardarsi negli occhi con rispetto per tutto quello che è stato, non significava fermarsi per sempre.
A marzo abbiamo proposto all’Ente Palio una terza data “paracadute” come ulteriore alternativa alla data di riserva che era stata fissata per il 22 agosto e abbiamo lanciato l’idea di coinvolgere i popoli di contrada in eventi di corollario che potessero ridare un po’ di linfa a tutto il movimento associativo: proposte lasciate lentamente a morire. A luglio abbiamo espresso nelle sedi preposte la volontà di iniziare a preparare un progetto strutturato che potesse almeno garantire l’effettuazione dell’edizione 2022: volontà che in prima battuta non è stata recepita con l’entusiasmo che ci saremmo attesi dagli altri rioni, anche se poi – ad estate e sogni di Palio ormai tramontati – questo tema è stato un passaggio significativo del comunicato stampa con il quale si è dato l’arrivederci al prossimo anno.
Insomma, dopo questo lungo percorso accidentato, il rione giallorosso oggi non può sopprimere un pensiero che aleggia nelle nostre teste fastidioso come una zanzara notturna nelle campagne del Vingone in secca: è stato fatto davvero il possibile per salvare la nostra Festa?