Male il 2020, bene il 2021, non classificabile il 2022. E’ questa la sentenza unanime del mercato, dei numeri e delle istituzioni rispetto l’andamento economico per quest’anno. Dopo la pandemia, il nuovo miracolo italiano è stato ridimensionato ad una ripresa a singhiozzo, fatta di momenti positivi ma anche di tanta incertezza e insicurezza. Pesa la guerra in Ucraina ma anche la mancanza di personale .
“Il 2020 è stato l’anno della crisi pandemica, il 2021 quello della ripartenza, il 2022? L’anno dell’incertezza” è il giudizio di Giuseppe Salvini, segretario generale della camera di commercio di Firenze che fa un po’ il quadro della situazione in Toscana. “Il 2021 ha visto un grandissimo boom in termini di prodotto interno lordo, soprattutto grazie al traino esercitato dall’export che ha visto un’importante valore aggiunto”, aggiunge. «Il 2022 si caratterizza invece per forti elementi di criticità e incertezza a causa della guerra in Ucraina che ha accelerato alcune sintomatologie come il caro prezzi delle materie prime e delle bollette energetiche tant’è che, se i settori più colpiti sono sicuramente quelli energivori, la crisi si dimostra effettivamente trasversale», aggiunge Salvini. Lettura che condivide in pieno Luca Fabianelli, amministratore delegato dell’omonimo pastificio, «se dovessi guardare la domanda, quindi le richieste nei nostri confronti, dovrei essere ottimista ma in questo contesto i veri problemi sono i costi dell’energia, che per il gas hanno visto un aumento del 700%, e della logistica, pensa che un container ha dei prezzi quintuplicati e spesso ci sono problemi organizzativi per cui spesso gli ordini pianificati non partono, un bel problema per un’azienda come la nostra che esporta l’80% dei prodotti».
Complicazioni che le previsioni della Camera di Commercio per il 2022 confermano plasticamente “a causa del conflitto in Europa, le nostre previsioni si fermano ad un +1,6% per il 2022, già ridotto ad un terzo rispetto al +3,8% stimato lo scorso ottobre”, spiega il presidente della sezione aretina Massimo Guasconi. Guardando i numeri interni ai singoli settori, l’agricoltura, l’industria e i servizi, avevano visto un recupero quasi proporzionale nel 2021 rispetto ai colpi subiti nell’anno della pandemia; invece, nel 2022 il trend di recupero verrà parzialmente ridimensionato seppur rimanendo in positivo, salvo nell’ambito delle costruzioni. Rispetto al settore agricolo, Lidia Castellucci, presidente Coldiretti Arezzo, evidenzia alcune preoccupazioni “l’annata produttiva sembrerebbe buona ma ad essere un prpblema sono sicuramennte le fonti energetiche e i fertilizzanti”, poi aggiune “le complicazioni riguardano soprattutto il settore dell’allevamento dove,oltre al problema del sovrapprezzo dei mangimi e della loro reperibilità, con la peste dei cinghiali è stata bloccata l’esportazione di salumi in Cina e Giapponese”.
Guardando altre variabili, chiosa il segretario generale dell’ente camerale Marco Randellini, “il reddito disponibile delle famiglie aretine, dopo la flessione del 2020, dovrebbe proseguire il suo percorso di recupero per tutto il 2022 (+2,8%) e per il 2023 (+3,3%)” poi aggiunge “così come la spesa per i consumi finali delle famiglie che dovrebbe mostrare segnali di recupero, anche se fortemente condizionata dalle spirali inflazionistiche”. Stabili invece i valori per quanto riguarda gli occupati anche se aumenta l’unità di lavoro, un parametro che misura il volume di lavoro prestato. Una difficoltà riscontrata anche da Confesercenti con Lucio Gori che così ci spiega la situazione “sia le strutture ricettive che il mondo della ristorazione e delle cerimonie sta ripartendo molto bene ma, oltre al caro prezzi, c’è la questione del personale”. “Ci sono interi settori che non possono lavorare a pieno regime perchè manca il personale, dagli esercenti alle strutture ricettive è un problema generale”, ci dice Gori, “il problema è stato amplificato dal reddito di cittadinanza che, o sulla persona o sul nucleo familiare ha degli effetti, ma anche dal covid che ha un po’ rimodellato la mentalità rispetto al lavoro”.
Altro punto interessante da analizzare è l’andamento demografico delle imprese. Le aziende che attualmente hanno sede in provincia di Arezzo sono, a fine marzo, 36.861 unità in lieve flessione (-0,5%) rispetto il 2021. Ad avere segno negativo nel saldo tra iscrizioni e cessazioni sono sia le aziende agricole che le attività manifatturiere, specie il settore orafo e la moda. Numeri in deficit anche per il terziario se si guarda ai servizi di alloggio, il commercio all’ingrosso, i trasporti e i servizi di ristorazione mentre sono in crescita le attività professionali, scientifiche e quelle finanziarie e assicurative.
Tuttavia, secondo Salvini, il territorio ha delle carte importanti da giocare e ancora una volta la qualità può essere la scelta vincente “le chances che possiamo avere si riferiscono a prodotti di alta gamma sia nell’abbigliamento che nel settore tessile, passando per l’agroalimentare e il vincolo ma anche per la meccanica di precisione e il farmaceutico: tutti settori dove le nostre eccellenze sono apprezzate in tutto il mondo”. Insomma c’è ancora voglia di Toscana che in ambito turistico “La stagione turistica sta ripartendo eccome, specie per la componente americana che era mancata. Ecco perché le previsioni di preannunciano roseee e, se la paura della guerra non avrà la meglio, la stagione sarà migliore della passata » aggiunge Castellucci che è anche titolare di vari agriturismi in Valdichiana
Luca Amodio