Ha patteggiato una pena a tre anni di reclusione con patente revocata, commutati a tre anni di lavori socialmente utili, il 23enne di origini indiane accusato di omicidio stradale per la morte di Federica Canneti. Era lui alla guida dell’auto che, il 7 ottobre scorso nei pressi della frazione di Vitiamo, finì nell’altra corsia impattando altre due auto, in uno scontro che costò la vita alla giovane ragazza di Castiglion Fiorentino, classe 2000, deceduta sul colpo. Secondo quanto accertato dalle indagini, l’auto stava percorrendo il tratto della Sr71 a quasi 140 km/h in un tratto di strada particolarmente pericoloso in cui il limite è di 50 km/h.
La sentenza è arrivata oggi, 9 mesi dopo, al tribunale di Arezzo. L’imputato, l’unico nel processo accusato anche di lesioni personali rispetto le altre persone coinvolte, ha richiesto tramite il suo avvocato il patteggiamento (che già prevede lo sconto della pena di un terzo). In aula, il giudice Cascone ha inoltre concesso le attenuanti generiche, in virtù della giovane età dell’imputato.
In un post pubblicato sul suo profilo Facebook, la sorella di Federica, Alessandro, ha espresso il rammarico e l’amarezza rispetto la decisione. Una pena non equa rispetto la gravità del fatto commesso, spiega la sorella: “Ingiustizia è stata fatta, è questo il titolo che daremmo io e la mia famiglia, se dovessimo riassumere con 3 parole ciò che è successo oggi. Ci ritroviamo con una sentenza definitiva che prevede solo 3 anni di lavori socialmente utili, il minimo sindacale, quello che questa nazione con il suo sporco sistema , prevede per omicidio stradale con il 100% di colpa e tutte le aggravanti del caso. Ci sarebbe bastato anche 1 solo mese di carcere , per dare una scossa ai coetanei, e soprattutto una riflessione a lui, che una vita l’ha spezzata ..per sempre.”
La famiglia, con il suo legale Alessandro Calussi, ha anticipato che percorrerà la strada civilistica.