Mat non avrà giustizia, il caso viene archiviato a carico di ignoti. Così si chiude la vicenda di Matthew, il giovane pastore belga avvelenato il primo febbraio scorso a Caprese Michelangelo, dove viveva con Monica Crestini, comandante della polizia municipale di Monte San Savino, e la madre Enrica Nannoni.
Il 6 ottobre scorso, il Gip del Tribunale di Arezzo, dopo aver premesso che quanto accaduto a Mat è stato orribile, ha disposto l’archiviazione del procedimento, accogliendo la richiesta del Pubblico ministero, non ravvisando ulteriori indagini che potessero essere utilmente svolte. Crestini, si è opposta giuridicamente alla richiesta di archiviazione con il supporto legale dell’avvocato di famiglia, e ha sperato fino all’ultimo che vi potesse essere un supplemento di indagini, per dimostrare chi ha avvelenato il suo Mat.
La rabbia e il dolore di Monica Crestini
Arrabbiata ma soprattutto delusa per come si è conclusa la vicenda, Crestini ci racconta, “Non sono riuscita a dimostrare la verità, non mi ero arresa davanti ai tanti “non ne vale la pena” “lascia stare è solo un cane”. Io so chi è stato, so come è stato fatto e dove. Non ho potuto fare nomi per non rischiare querele e maggiori ritorsioni nei confronti della mia famiglia. Tante persone mi hanno contattato in privato ma il muro di omertà della piccola comunità di Caprese Michelangelo ha vinto”.
“A niente sono valsi gli indizi, il movente, il potente veleno utilizzato e l’esito delle laboriose indagini, portate avanti in maniera dal nucleo investigativo dei carabinieri forestali di Pieve Santo Stefano”, spiega Crestini. Gli accertamenti sono andati avanti a 360 gradi con tanto di sopralluoghi sul territorio circostante l’abitazione del cane, con audizione di numerose persone informate dei fatti in relazione sia alla vendita del veleno, non libera, ma anche di eventuali attriti tra la famiglia di Mat con dei vicini di casa o altre persone del piccolo Comune che avrebbero potuto spingere qualcuno a vendicarsi avvelenando il Pastore Belga.
“A niente è valsa l’opposizione all’archiviazione dove era stata evidenziata la possibilità e l’opportunità di sentire a sommarie informazioni altre persone che conoscevano Mat e i suoi movimenti e soprattutto le sue abitudini. A niente è valso il fascicolo fotografico con ben 13 immagini di Mat, prodotto al GIP con il fine di rendere evidente al giudicante come l’azione spregevole e soprattutto preordinata di una persona abbia determinato la morte vile e dolorosa di un cane vitale e bellissimo che costituiva compagnia costante ed era entrato nel novero dei congiunti, nel senso degli affetti più cari. Alla fine, in mancanza di prove certe, sostanziose e sostanziali e testimoni in grado di riferire notizie utili che potessero supportare i sospetti, il Giudice titolare dell’inchiesta ha firmato l’Archiviazione giudiziaria“, spiega Crestini.
“La storia di Mat per me non finisce qui. Lui resterà sempre nel mio cuore e in quello di mia mamma. Rimarrà sempre nella storia di Caprese Michelangelo il gesto vile, orribile, delinquenziale di quelle persone che non si sono fatte scrupoli, che si sono fatte giustizia da soli, che anziché risolvere i problemi (qualora ci fossero stati) con il dialogo e la ricerca di possibili soluzioni hanno utilizzato la violenza. Un gesto ignobile e infame. Spero che per loro non ci sia più pace, di sicuro il fantasma di Mat farà sempre capolino alle loro coscienze. Scriverò la storia di Mat in un libro, dove metterò nero su bianco tutta la vicenda, tutta! giuridica e non e saranno i lettori a giudicare. La scriverò per me e lui, come sigillo del nostro Amore Animico e per dare coraggio a tutti quelli che subiscono tali violenze, spronandoli a non restare in silenzio, a denunciare, a far parlare delle morti degli amici a 4 zampe, per combattere l’omertà e far vergognare e tremare di paura chi commette tali ignobili reati”
“Ringrazio tutte le persone che ci hanno dimostrato vicinanza e comprensione, amici e colleghi di lavoro. Ringrazio Mauro, mio marito, che mi ha sostenuto nel tentare giuridicamente tutto quello che si poteva comprendendo e non sottovalutando il mio dolore. Ho allontanato dalla mia vita tutti coloro che hanno ritenuto i miei modi esagerati per la vicenda di un cane, e chi di fronte alla mia sofferenza vi ha letto solo una debolezza o uno stato di depressione”, conclude Crestini.